L’appuntamento con Ugo Mattei e Andrea Pradi) ha chiuso gli incontri della prima rassegna intitolata “Commons in the city – Bolzano verso una cultura del bene comune” organizzati da OfficineVispa. Abbiamo chiesto a Massimiliano Boschi, in qualità di “governatore” dei cinque dialoghi che si sono susseguiti, di tracciare un bilancio di questa esperienza, dal suo punto di vista.
Gli incontri hanno offerto spunti decisamente interessanti, seppure in modi differenti, e aiutato a comprendere meglio non solo cosa si intenda con “beni comuni”, ma quali procedure e quali esperienze possano aiutare i cittadini a vivere in comunità più vive e coese. Allo stesso tempo, gli incontri hanno evidenziato notevoli difficoltà in relazione al coinvolgimento di una porzione più ampia di cittadinanza anche su argomenti che riguardano tutti. Questione che, ovviamente, non può essere di poco conto per chi si occupa di “beni comuni”. Ma per comprendere meglio il quadro credo sia utile partire da alcuni dati che definiscono il contesto.
Dal 19 settembre al 5 dicembre 2019, OfficineVispa ha ospitato all’interno di Commons in The City Paolo Cacciari, Franco La Cecla, Martina Trettel, Federico Zappini, Marco Pontoni, Alberto Winterle, Luigi Scolari, Paolo Venturi, Ugo Mattei ed Andrea Pradi. Un percorso eterogeneo di sensibilizzazione al tema Beni Comuni, attraverso una serie di incontri propedeutici alla costruzione di un vocabolario comune rispetto all’argomento, uno spazio dove confrontarsi ed approfondire le esperienze più innovative attive in materia di commons e welfare generativo.
L’affluenza al recente “Referendum popolare consultivo” sul tram è stata pari al 32,6% degli elettori, mentre alla “Consultazione popolare provinciale sull’aeroporto di Bolzano” del 2016 aveva partecipato il 46,7% degli aventi diritto e al referendum comunale dell’ottobre 2002 sul ripristino della denominazione di Piazza della Vittoria in sostituzione di Piazza della Pace aveva partecipato il 61,69% degli elettori.
I dati relativi alle elezioni comunali confermano il trend. L’affluenza al voto è passata dal 75,3% (59.700 votanti) del 2005 al 56,16% (44.400 elettori) del 2016 (calati al 41% al ballottaggio). In poco più di dieci anni, quindi, i partecipanti alle elezioni comunali sono diminuiti di oltre 15.000 unità. Per capirci, Caramaschi è stato eletto sindaco al ballottaggio con 17.045 voti (55,27%) Mario Tagnin ne aveva ottenuti 13.792 (44,73%). Sono dati che dimostrano come sia nettamente calata la voglia di partecipare al processo democratico anche quando è limitata al semplice recarsi alle urne.
Le motivazioni che hanno portato a questi risultati sono innumerevoli, quel che mi sembra interessante sottolineare riguarda la difficoltà di comunicazione con i cittadini che emerge quotidianamente e in vari contesti. L’esempio più clamoroso riguarda un dato fornito dalla protezione civile: il 20% della popolazione di Bolzano non sarebbe stato raggiunto dalla notizia dell’evacuazione prevista in occasione del ritrovamento della bomba della seconda guerra mondiale a ponte Loreto.
Come agire, quindi, in un contesto in cui la partecipazione è scarsa anche quando si limita all’esercizio del voto? E come ci si può attivare se l’informazione fatica sempre di più a raggiungere i cittadini nonostante il moltiplicarsi dei mezzi disponibili?
Una soluzione la praticano quotidianamente le associazioni come le “OfficineVispa”, un’altra riguarda la volontà da parte di chi, per esempio, si occupa di beni comuni, di provare a parlare a tutti. Questo implica, probabilmente, un cambiamento del linguaggio utilizzato, ma soprattutto una diversa scelta dei temi da affrontare. Perché sembra assolutamente necessario uno sforzo maggiore per comprendere cosa spinga una grande massa di persone a protestare, spesso con toni inaccettabili, anche contro chi non ha nessun potere politico e/o finanziario. Cosa li muove? E’ solo un problema di comunicazione?
Dall’altro versante, risulta banale ricordare che non basta il lamento o l’invettiva sui social network per cambiare le cose. Potrebbe tornare utile ripartire dai fondamentali, ricordando che comune è ciò che appartiene o si riferisce a tutti o ai più. Non a “noi” ma a tutti. Anche perché, cosa intendiamo con noi? Noi chi?
Massimiliano Boschi