Visioni periferiche, riflessioni dallo spazio impossibile
L’appuntamento “Visioni Periferiche-dialoghi di quartiere” è stato fra gli ultimi eventi culturali di comunità organizzati nella cornice progettuale di Public Space Innovation.

 

 

 

 

 

 

 

Un momento di dialogo dedicato a Bolzano e ai margini che la costituiscono, con un focus particolare rivolto a Oltrisarco e a Maso della Pieve. La periferia della periferia.
La scelta del luogo teatro dell’evento è stata determinante, una location inusuale, una sfida per Officinevispa e per il quartiere stesso. Per un momento, un parcheggio in disuso si è trasformato in agorà, in spazio di proiezione e luogo di incontro per la comunità. Il landscape? Tralicci della luce, scorci di architettura ferroviaria, un supermercato e poco altro; il tutto abbracciato da un cielo in tempesta (che ci ha miracolosamente graziato) e l’odore della pioggia. In contrasto al grigio dominante: la colorata comunità dell’ “oltre-isarco” accomodata su sdraio da spiaggia, le verdure dell’orto comunitario, un chiosco di rione, le sfumature di gesso sull’asfalto e uno schermo, grande ma non maxi.

Per una sera abbiamo costruito una piazza. La piazza che manca, la piazza sognata e mai costruita. La piazza che servirebbe per dare forma al desiderio delle comunità di aggregarsi e di stare insieme. Sull’asfalto abbiamo dialogato su come cambiano le modalità di abitare “assieme”. E di come cambia la città. E di come era la città. Le foto e le voci storiche di Oltrisarco hanno fatto da filo conduttore, uno sguardo su cosa ora non c’è più. Un passato a cui andrebbe dato spazio per soddisfare il desiderio delle comunità di poter ricordare e raccontare a tutti quello che è stato. Un museo diffuso magari. 

Sotto i lampioni abbiamo portato un carretto, abbiamo “esposto” i frutti della terra, i nostri gioielli a km0. Abbiamo condiviso sapori e tradizioni e l’idea che la terra e il cibo siano affare collettivo, comune. Ci siamo guardati attorno, osservando il verde incolto immaginando di costruire orti aperti per coltivare il desiderio di condivisione, salute e di ricerca di pratiche di produzione ed economiche diverse e sostenibili. 

Ci siamo accomodati nel centro dello spazio, o meglio al centro del parcheggio, con il naso all’insù per guardare l’anteprima del documentario che parla di paura e di città. Con il naso all’insù, intimoriti dalla pioggia incombente, abbiamo dialogato con l’ideatore e il giovane regista del film. Abbiamo parlato di spazi, di narrazione, di immaginazione, e di paure e di insicurezza.
Abbiamo discusso del mostro invisibile, come quello del film di Hayao Miyazaki che occupa gli spazi e le menti con paure immaginare, quelle paure che ci stanno allontanando dalla città, intesa come spazio generativo e rigenerativo di relazioni, economie e idee.

A quel punto ci siamo salutati, in quel parcheggio buio che tornava vuoto. Rimaneva appesa la gigantografia dello slogan Public Space Innovation: Happy Together? Quest’anno abbiamo affisso foto di spazi desolati con al centro “uomini” soli, immagini che hanno dato forma alla sensazione di distanza, solitudine e vuoto di cui abbiamo fatto esperienza durante il lockdown e forse di cui abbiamo percezione in questa contemporanea vita di città in cui ci isoliamo e nascondiamo dagli “altri”. Guardando lo spazio nuovamente privo di abitanti l’occhio ritornava a quel “Happy Together” e al pensiero che il luogo pubblico è il display perfetto per lanciare messaggi alla comunità e perché la comunità lanci i propri messaggi, oltre la pubblicità del gelato in offerta.
Happy together? Beh noi siamo stati felici.
L’ultimo desiderio? Felici, insieme, in città.
La sfida del presente è rimarginare la ferita della paura, intessendo nuove relazioni e creando nuove comunità che possano essere base di una collettività conviviale e plurale.

Il nostro ringraziamento va a tuttx gli “immaginatori” e “immaginatrici” che hanno costruito assieme a noi questa possibilità: Comunità di Oltrisarco, Comunità di Vivi Maso Della Pieve, volontari e volontarie, Massimiliano Boschi e Frabiato Film (documentario “Il Mostro Invisibile), Hillary Solly (Donne Nissà – Orto Volta),  Roberto Montagnini&Giuliano Gobetti appassionati abitanti di Oltrisarco e Julia Reindl laureanda presso Free University of Bolzano –  Master in Eco Social Design.